A.Deniaud/TaraExpéditions |
Il porto di Tromsø è ormai lontano, ma sarà ricordato come una piacevole tappa della spedizione Tara Oceans Polar Circle. Sotto un sole radioso, Tara si è intrufolata tra i fiordi della Norvegia, in attesa del solstizio d'estate, in quella che per molti viaggiatori è la tappa finale o il sogno del loro viaggio: Capo Nord. 71° 09 Nord e 25° 47 Est. Come suggerisce il nome, questo capo si trova nel punto più a nord d'Europa. Come Capo Horn o il Capo di Buona Speranza, anche se meno pericoloso, doppiare questo capo è un’impresa leggendaria per chi naviga. Così abbiamo tirato fuori le macchine fotografiche e scritto su un piccolo foglio di carta la data e il luogo, per immortalare il momento per sempre. Curiosamente, ci siamo avventurati verso l'ingresso della baia per guardare più da vicino queste scogliere rocciose, su cui è ancora visibile la neve di un bianco immacolato e una vegetazione verdeggiante che sta tentando di far valere i propri diritti dopo i lunghi mesi invernali. L’escursione è stata piacevole, ma il dovere ci chiama e così abbiamo preso la rotta di Murmansk. A sostegno di questa nostra saggia decisione, il sole si è assentato un momento per lasciare posto a un acquazzone. Abbiamo raccolto il bucato steso sul ponte posteriore della goletta, e ci siamo riuniti attorno al tavolo per un buon pasto. Appagati dalla piacevole giornata trascorsa, eravamo ben lungi dall'immaginare che un'altra sorpresa ci attendeva a poche miglia nautiche di distanza.
Mentre eravamo seduti a tavola, Nicolas de la Brosse, ufficiale sul ponte di Tara, aveva iniziato in solitudine il suo quarto di guardia notturna in timoneria. Quarto di guardia notturna, il termine ha certamente poco significato in mezzo a queste interminabili giornate, ma il compito rimane essenziale. Brevemente. Durante il suo turno di notte Nicolas ha osservato uno strano fenomeno all'orizzonte. "Fin dall'inizio del turno, ho avuto difficoltà a valutare le distanze, la linea dell'orizzonte era offuscata. Tutt’a un tratto, ho visto il cargo rosso a tre miglia nautiche da noi, il triplo in volume, per poi scomparire in soli trenta secondi." Per mettere a tacere le sue allucinazioni, ci invita a unirci a lui sul ponte. Sotto i nostri occhi attenti e sotto gli obiettivi delle telecamere, il fenomeno si ripete. Forse un miraggio, l’effetto Novaja Zemlja probabilmente! L'effetto Novaja Zemlja, dal nome russo dell’arcipelago del Mar Glaciale Artico fra il Mar di Barents e il Mar di Kara, è stato osservato per la prima volta nel 1596 dai naufraghi dell’esplorazione di William Barents, celebre navigatore ed esploratore olandese. Non è nient’altro che un miraggio atmosferico polare. In circostanze particolari, l'atmosfera si trasforma in guida di onde, cioè guida i raggi luminosi del sole su una traiettoria insolita. A causa di questo fenomeno che Gerrit de Veer, uno dei membri dell'equipaggio della spedizione Barents la cui barca è rimasta bloccata tra i ghiacci, osservò durante l'inverno polare, il sole sorge due settimane prima della data normale. Senza alcun dubbio, questa spedizione artica non ha ancora finito di sorprenderci!
Anna Garcia Deniaud
*Corrente del Golfo: corrente marina calda dell’Atlantico che tempera i climi litoranei dell’Europa del Nord-Ovest.