30.11.13

Scienza non stop

Manovre sul ponte. Copyright: Yann Chavance/Tara Expéditions



Dopo la stazione di prelevamento numero 211 realizzata nel Mare del Labrador, la rosetta e le reti sono rimaste ben ordinate al loro posto sul ponte posteriore. È il segno che non ci sarà più lavoro per gli scienziati di Tara nell’ultimo tragitto finale prima del ritorno a Lorient? La risposta sta qui sotto.


Il motivo dello stop alle stazioni di prelevamento è semplice: un anno e mezzo fa la precedente spedizione Tara Oceans si concludeva proprio in queste acque, con una traversata transatlantica simile a questa, solo leggermente più a sud. C'è dunque poco interesse nel campionare una zona già campionata. Ma lo stop alle stazioni scientifiche non vuol dire assenza di lavoro scientifico a bordo, come spiega Fabien, ingegnere oceanografico. “Continuiamo a fare un lavoro in superficie grazie a tutta una serie di sensori costantemente al lavoro a bordo”.
Nella fattispecie, sotto lo scafo una pompa raccoglie acqua di mare che verrà poi analizzata da una moltitudine di sensori: CO2, quantità di materia in sospensione, pH, temperatura, salinità... Ogni giorno, l'ingegnere del CNRS invia una parte di questi dati a terra per il programma internazionale Coriolis, teso a raccogliere tutti i dati fisico-chimici relativi alle masse d’acqua inviati dalle navi da ricerca di tutto il mondo.

I dati raccolti in superficie vengono automaticamente salvati a bordo su diversi hard disk, per essere certi di non perdere nulla di queste preziose informazioni. “Ogni ora faccio il giro dei computer e degli strumenti per verificare che tutto funzioni” continua a spiegarmi Fabien. Di notte, sono gli uomini di guardia a fare il giro, oltre a controllare i frigoriferi dove si trovano tutti i campioni di plancton raccolti dall’inizio della spedizione, il nostro tesoro.

Fabien esegue tre campionamenti giornalieri nell'acqua pompata sotto lo scafo: un millilitro di acqua che andrà direttamente nell’azoto liquido, due litri che verranno filtrati per recuperare plancton e altre particelle, e infine 100 millilitri per “alimentare” il FlowCam, un’unità che fotografa di continuo l’acqua che scorre al suo interno per contare tutte le particelle in sospensione. Il FlowCam può classificare tali particelle in base alle dimensioni e permette di ottenere una serie di statistiche. Pertanto, anche in assenza di stazioni di prelevamento, Tara continua ad arricchire costantemente l'enorme banca dati generata nel corso dei suoi quasi sette mesi di spedizione.
 

Yann Chavance