5.7.13

«Adesso si inizia a fare sul serio, nel Grande Nord»

Prima intervista con Etienne Bourgois, presidente di Tara Expéditions, dopo l’inizio della spedizione Tara Oceans Polar Circle.





Etienne Bourgois ©F.Latreille/Tara Expeditions





- Certamente non è ancora il momento di fare bilanci, ma come è andato il primo mese e mezzo di spedizione?

L’intero equipaggio è entusiasta di questa prima parte della spedizione. L’esperienza di Tara Oceans 2009-2012 è sicuramente servita e tutto si è rimesso in moto come previsto. Il materiale scientifico funziona bene così come gli strumenti di prelievo di campioni a funzionamento automatico e continuo, grazie al lavoro dell’ingegnere del CNRS Marc Picheral.

La scelta delle soste dove effettuare i campionamenti tra Tara e i laboratori a terra (finora in totale le soste sono state nove) è stata realizzata in maniera ottimale in quanto le condizioni metereologiche erano favorevoli. Il tempo era tranquillo nelle ultime settimane. Siamo anche riusciti a realizzare una sosta importante, nel cuore del bloom* planctonico.

Ma è adesso che si inizia a fare sul serio, nel Grande Nord.



- Quali sono i vostri timori per i prossimi mesi ?


Il planning è serrato. Dopo esserci stato varie volte, so che nell’Artico bisogna essere pronti a tutto. E tutto dipende dalle condizioni meteorologiche, dalla situazione dei ghiacci. Ciò che conta per me sopra ogni cosa è la sicurezza degli uomini e delle donne a bordo di Tara, e la sicurezza della barca. C’è gente esperta a bordo. Lo scienziato russo Sergey Pisarev che ha partecipato alla spedizione precedente di Tara nell’Artico e che ha apportato tutto il suo know-how. L’attuale capitano Samuel Audrain che ha passato 9 mesi a bordo di Tara quando l’imbarcazione è rimasta stretta tra i ghiacci nel 2007 e 2008. Samuel è un buon marinaio che ha partecipato ad altre spedizioni polari. È molto motivante per l’equipaggio averlo come capitano sapendo che ha occupato tutti i ruoli a bordo di Tara prima di prenderne il comando.



- Com’è la situazione dei ghiacci nell’Artico in questo momento ?


È appassionante seguire in diretta sul sito l’evoluzione del ghiaccio in ogni momento, giorno dopo giorno. Anche se quello che indicano le mappe non corrisponde sempre a quello che c’è nella realtà, sul campo, e non è sempre evidente come calibrare la situazione tra ciò che c’è in situ e le mappe che si ricevono a bordo…

Durante lo scalo a Murmansk (Russia) la settimana scorsa, si sono registrate temperature record di 30°C; ma in quel momento, la fusione della banchisa artica registrava un ritardo di una settimana in rapporto all’anno precedente. Eppure, tutto ciò può cambiare da un momento all’altro. Possiamo fare qualche scommessa, ma è ancora troppo presto.

Quello che è interessante è la pubblicazione quest’anno da parte del GIEC della prima parte del nuovo rapporto quando noi staremo attraversando il Passaggio di Nord-Ovest. Il rapporto aggiornerà le previsioni sullo scioglimento della banchisa proprio quando noi saremo lì a osservare il fenomeno in diretta sul posto.



- Quali le aspettative per questa spedizione?


Ciò che facciamo e faremo per la scienza in questa parte del mondo è davvero innovatore e contribuirà alla conoscenza di questo oceano, in un momento cruciale! L’Artico è testimone diretto dei cambiamenti climatici del nostro pianeta. Vi si sono rilevati cambiamenti molto più rapidi rispetto al passato, siamo tutti preoccupati, tanto i popoli che abitano le coste artiche quanto l’intera popolazione mondiale.



- Qual è il senso del partenariato che avete siglato la settimana scorsa con l’UNESCO?


È il risultato del nostro lavoro con l'ONU dopo la conferenza Rio+20 e le collaborazioni informali che portiamo avanti da qualche tempo con la Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO. Siamo fieri che Tara sventoli i colori dell’UNESCO.

Educazione, Scienza e Cultura sono al centro delle nostre due istituzioni; per me è un partenariato che ha un senso molto profondo.



- Tara Expéditions ha avviato lo scorso 11 aprile l’Appello di Parigi per l’Alto Mare. Ce ne può parlare?


Essendo un appassionato di vela, ho scelto la libertà, ovviamente. Ma ciò non deve condurre a qualunque eccesso nell’Alto Mare. Dobbiamo difendere uno statuto per l’Alto Mare, ed è per questo che è nato l’Appello di Parigi. Il grande pubblico, i cittadini possono far arrivare dei messaggi ai nostri dirigenti e incidere sulle scelte politiche. Firmate l’appello, è un gesto semplice e facile per cercare di salvare l’Oceano. Tutti sono preoccupati per il mare, perché la terra è un solo e unico ecosistema.

Tali questioni, che dovranno essere discusse all’ONU da qui al 2014, non devono essere rimandate alle calende greche. Ci stiamo già muovendo per riunire gli stati portatori dello stesso messaggio all’ONU.





* zona di fioritura massiva di micro-organismi planctonici.