Vaciliy all'entrata del ciùm, una tenda siberiana. Anna Deniaud / Tara Expéditions
Tra due blocchi di edifici di Dudinka è stato innalzato un ciùm. Il ciùm è una tenda fatta di pelli di renna e stanghe di legno, una specie di tipi (o teepee) del grande Nord siberiano. Nonostante il caldo, Vaciliy indossa il tradizionale abito dei Dolgani. Di fronte a questa scena surreale, allestita in nostro onore, il sorriso affiora sulle nostre labbra. Siamo al contempo commossi e incuriositi. Quale animazione folklorica ci avranno riservato i membri del centro culturale di Dudinka? È bastato varcare la soglia del ciùm per dimenticare il cemento e addentrarsi in un altro mondo… Il mondo dei Dolgani, un antico popolo siberiano.
Uno a uno, scivoliamo dentro al ciùm. Delle panchine, disposte a semicerchio, ci invitano a sederci. Nonostante la ristrettezza del luogo, siamo una ventina di persone sotto la tenda di pelli, socchiusa in alto per far entrare la luce del sole. Sui tavoli sono stati collocati molti piatti con pesce, pane, biscotti... Olga, che indossa un abito a fiori colorato, inizia a servire il tè. E Kseniya, con un grande mestolo, mescola la zuppa di pesce che ci ha preparato. Come benvenuto, Evgeniya intona un canto dolgano, accompagnata dallo scacciapensieri di Vaciliy. Bastano poche note per trasportarci da Dudinka alla tundra, dalla città alle pianure innevate. Basta chiudere gli occhi per vedere apparire gruppi di renne selvatiche, buoi muschiati, e tutte quelle immagini del grande Nord siberiano che ci fanno sognare così tanto.
I Dolgani sono uno dei “popoli indigeni minori della Russia”, categoria che riunisce ventisei gruppi etnici del nord della ex Unione Sovietica. Precedentemente, questi popoli autoctoni del grande Nord siberiano si spostavano costantemente in mezzo alla tundra per seguire le migrazioni dei branchi di renne, per cacciare e pescare. Un nomadismo in condizioni estreme, con temperature in inverno che scendono fino a meno sessanta gradi. Ma ai nostri giorni, e in seguito alla politica degli insediamenti in atto dal 1930, “gli ultimi nomadi dei ghiacci”* sono rari. Meno del dieci per cento della popolazione autoctona della Russia ha resistito al richiamo della città. C’è da dire che, come Vaciliy, i bambini sono spesso costretti ad andare in città, per frequentare la scuola e imparare il russo. “A scuola mi sono reso conto che non riuscivo a comunicare con gli altri, perché non parlavo russo. In un primo momento è stato difficile, poi, a poco a poco, ho imparato la lingua”, confessa Vaciliy. Dal 1982 i dialetti si insegnano anche a scuola. Per quasi nove mesi, tranne che a Natale e Capodanno, i bambini nomadi vengono separati dalle loro famiglie. Ritroveranno i loro parenti e la tundra solo durante la lunga pausa scolastica. D’estate gli studenti dolgani potranno partecipare alla raccolta delle bacche, alla “pesca” tra il legname galleggiante nei fiumi, e alla raccolta di funghi.
Dentro al ciùm continuano i canti. Le parole evocano la cultura dolgana, ma anche storie d'amore, o meglio le pene dell’amore. Poi è toccato a noi cantare e condividere un po’ della nostra cultura. Samuel, il capitano, ha tirato fuori la sua fisarmonica e la melodia «Mon amant de Saint-Jean» (“Il mio amante Saint-Jean”) è risuonata nell’aria. Improvvisamente le nostre vite sembrano molto meno lontane di quanto appaiano! Dopo averci raccontato alcune leggende della penisola di Taimyr, dopo averci mostrato i manuali di apprendimento per dolgani, i nostri padroni di casa ci hanno iniziato ai “giochi di società della tundra”: dei bastoni di legno che si dovrebbero lanciare e poi recuperare, e altri giochi come quello delle cifre da pronunciare ad alta voce senza prender fiato… Nonostante la barriera linguistica, riusciamo a comprenderci con i gesti, le espressioni facciali, i sorrisi… Come l'amore, la risata è universale!
Anna Garcia Deniaud
Bibliografia
«Dolgans - Les derniers nomades de glaces» (“Dolgan - Gli ultimi nomadi di ghiaccio” ) di Francis Latreille
I popoli indigeni - questioni siberiane