Entrata nello stretto di Bellot. Copyright: B.Régnier/Tara Expéditions |
Alle ore 6 del mattino (ora locale) di questo venerdì, Tara e il suo equipaggio hanno incontrato condizioni meteorologiche molto favorevoli nello stretto di Bellot (Canada). Questo braccio di mare naturale che si estende per 35 chilometri circa, e che collega lo stretto di Franklin con il canale del Principe Reggente, era sgombro dai ghiacci, privo di ostacoli, condizione che non si ripeterà nella navigazione di domani. In poco più di quattro ore abbiamo attraversato lo stretto senza difficoltà, e abbiamo visto sugli argini due orsi bianchi solitari che stavano in guardia.
Aspettavamo questo momento da una settimana circa e oggi, dalle cinque del mattino, che fossimo di turno o meno, eravamo tutti e quindici svegli, e impazienti.
L’entrata del Bellot presentava su ogni lato falesie di rocce striate e cosparse di una neve ben attaccata alle pareti. “Lo stesso posto dove poco più di un secolo prima, nel 1903, è passato Amundsen” mi ha fatto notare Lars Stemmann, il nostro responsabile scientifico. E poi ha aggiunto “Qui siamo nella punta più settentrionale del continente americano”.
Fin dalle prime miglia percorse in questo mini braccio di mare assaporiamo tutta la magia di questo luogo sotto un sole timido, ma illuminato da una luce che solo i poli sanno regalare. Loïc Vallette, il nostro capitano trentaquattrenne, ha assaporato il momento senza perdere il controllo sulle correnti che in base alle istruzioni nautiche ricevute erano favorevoli in quel momento.
Per commemorare quell'attimo di grazia e di purezza i marinai hanno issato le vele su un manto d’acqua appena increspato dal vento. Come un uccello che spiega le ali bianche, Tara, che appariva come un veliero tradizionale, ha iniziato a sbandare un po’ grazie ai motori dando una parvenza di vento.
Sul gommone messo in acqua qualche minuto prima, ammiriamo e immortaliamo questa scena con il fotografo Francis Latreille e la complicità di Martin Herteau, capitano in seconda incaricato di aiutarci in questo compito. “Non s’imbocca mica tutti i giorni lo stretto di Bellot”, dice commosso quanto noi di essere là in quel momento, in quelle condizioni. Pescatori di bellezza, che fortuna!
Lo stretto di Bellot sulla scia, dopo uno spuntino ristoratore inghiottito rapidamente, Lars Stemmann e il suo equipaggio di sei scienziati hanno deciso, dopo averne discusso con Loïc Vallette, di effettuare una sosta breve prima di addentrarsi nel canale del Principe Reggente che è ghiacciato più a nord.
La rosetta è ritornata in acqua per un’immersione a cento metri seguita da due reti per il plancton.
Facciamo dunque rotta a Nord-Est nel canale del Principe Reggente per raggiungere il fianco ovest della penisola di Bordeur. In base alle ultime mappe dei ghiacci ricevute, dovrebbe esserci un corridoio di acqua libera potenziale che costeggia la penisola qui per poi sfociare nel Lancaster Sound. Le condizioni meteo sono sempre stabili e quindi l’avventura è possibile, ma Tara, che non è un rompighiaccio, riuscirà a farsi strada tra i ghiacci che in alcuni punti coprono i 9/10 della superficie dell’acqua? È il secondo momento di verità della spedizione Tara Oceans Polar Circle. Passerà o non passerà il passaggio di Nord-Ovest? Loïc Vallette procede di nuovo a tutta birra per tentare il colpo, come sempre con un ottimismo realista. Il dado è tratto…
Vincent Hilaire
Aspettavamo questo momento da una settimana circa e oggi, dalle cinque del mattino, che fossimo di turno o meno, eravamo tutti e quindici svegli, e impazienti.
L’entrata del Bellot presentava su ogni lato falesie di rocce striate e cosparse di una neve ben attaccata alle pareti. “Lo stesso posto dove poco più di un secolo prima, nel 1903, è passato Amundsen” mi ha fatto notare Lars Stemmann, il nostro responsabile scientifico. E poi ha aggiunto “Qui siamo nella punta più settentrionale del continente americano”.
Fin dalle prime miglia percorse in questo mini braccio di mare assaporiamo tutta la magia di questo luogo sotto un sole timido, ma illuminato da una luce che solo i poli sanno regalare. Loïc Vallette, il nostro capitano trentaquattrenne, ha assaporato il momento senza perdere il controllo sulle correnti che in base alle istruzioni nautiche ricevute erano favorevoli in quel momento.
Per commemorare quell'attimo di grazia e di purezza i marinai hanno issato le vele su un manto d’acqua appena increspato dal vento. Come un uccello che spiega le ali bianche, Tara, che appariva come un veliero tradizionale, ha iniziato a sbandare un po’ grazie ai motori dando una parvenza di vento.
Sul gommone messo in acqua qualche minuto prima, ammiriamo e immortaliamo questa scena con il fotografo Francis Latreille e la complicità di Martin Herteau, capitano in seconda incaricato di aiutarci in questo compito. “Non s’imbocca mica tutti i giorni lo stretto di Bellot”, dice commosso quanto noi di essere là in quel momento, in quelle condizioni. Pescatori di bellezza, che fortuna!
Lo stretto di Bellot sulla scia, dopo uno spuntino ristoratore inghiottito rapidamente, Lars Stemmann e il suo equipaggio di sei scienziati hanno deciso, dopo averne discusso con Loïc Vallette, di effettuare una sosta breve prima di addentrarsi nel canale del Principe Reggente che è ghiacciato più a nord.
La rosetta è ritornata in acqua per un’immersione a cento metri seguita da due reti per il plancton.
Facciamo dunque rotta a Nord-Est nel canale del Principe Reggente per raggiungere il fianco ovest della penisola di Bordeur. In base alle ultime mappe dei ghiacci ricevute, dovrebbe esserci un corridoio di acqua libera potenziale che costeggia la penisola qui per poi sfociare nel Lancaster Sound. Le condizioni meteo sono sempre stabili e quindi l’avventura è possibile, ma Tara, che non è un rompighiaccio, riuscirà a farsi strada tra i ghiacci che in alcuni punti coprono i 9/10 della superficie dell’acqua? È il secondo momento di verità della spedizione Tara Oceans Polar Circle. Passerà o non passerà il passaggio di Nord-Ovest? Loïc Vallette procede di nuovo a tutta birra per tentare il colpo, come sempre con un ottimismo realista. Il dado è tratto…
Vincent Hilaire