Tara pronta a lasciare il golfo di Amundsen, naviga a motore, a otto nodi, diretta verso lo stretto di Bellot. ©V.Hilaire/Tara Expéditions |
Dopo la partenza da Tuktoyaktuk (Canada), lasciamo il Golfo di Amundsen e Tara procede a motore, alla velocità di otto nodi, diretta verso lo stretto di Bellot, punto strategico del Passaggio di Nord-Ovest. Il lavoro scientifico della spedizione Tara Oceans Polar Circle non si ferma; lo scafo della goletta è pieno di sensori che registrano di continuo una serie di dati fisico-chimici, climatici, oceanografici e biologici.
Di questo passo, se non incontriamo ghiaccio, Tara dovrebbe raggiungere lo stretto di Bellot venerdì prossimo, in serata. Da quando abbiamo lasciato “Tuk” è una corsa contro il tempo quella che in cui ci siamo trovati per evitare la potenziale chiusura di questo braccio di mare naturale. È la nostra unica possibilità di raggiungere il Lancaster Sound, poi il mare di Baffin e infine la Groenlandia.
A bordo, in assenza di soste in mare dove effettuare campionamenti, ognuno si prepara a modo suo alla battaglia, effettuando riparazioni, mantenendosi in esercizio; in poche parole, si prepara a ogni evenienza. Non possiamo perdere le prossime poche occasioni che ci rimangono per compiere la nostra missione scientifica: aggiungere questa parte occidentale del Mare Glaciale Artico all’inventario delle specie planctoniche realizzato durante Tara Oceans.
Le ultime mappe del ghiaccio confermano l’abbondanza di floe*, quest’anno molto maggiore rispetto allo scorso anno. Si tratta di un ghiaccio giovane, di una quindicina di centimetri di spessore, che coprirebbe già i 9/10 della superficie dell’acqua. Le temperature, altro fattore aggravante nella zona dello stretto di Bellot, sono già negative e quindi il ghiaccio è necessariamente più denso perché l’acqua di mare ghiaccia a partire da -1.8 ° C.
Difficile dire cosa succederà da qui a cinque giorni; i quindici a bordo credono fermamente nella buona riuscita, ma è la natura che decide. La suspense a bordo è ben tollerata, dal momento che ognuno è consapevole dei limiti della nostra capacità di cambiare il corso delle cose. A ogni modo, nessuno può dire quale sarà la nostra prossima tappa: Arctic Bay o fare ritorno a Tuktoyaktuk o un altro luogo ancora? È il passaggio a deciderlo e la nostra rotta è nelle sue mani.
Stasera avremo definitivamente lasciato il golfo di Amundsen. Dopo un sole generoso all’indomani della nostra partenza, ora navighiamo avvolti da una nebbia che si taglia con un coltello, sotto la neve. Il mare è bellissimo adesso e davanti a noi si apre il golfo dell’ Incoronazione. Forse l’occasione buona per poter ammirare il mitico Passaggio di Nord-Ovest visto che stasera passeremo a quattro miglia della costa sud.
Vincent Hilaire
Di questo passo, se non incontriamo ghiaccio, Tara dovrebbe raggiungere lo stretto di Bellot venerdì prossimo, in serata. Da quando abbiamo lasciato “Tuk” è una corsa contro il tempo quella che in cui ci siamo trovati per evitare la potenziale chiusura di questo braccio di mare naturale. È la nostra unica possibilità di raggiungere il Lancaster Sound, poi il mare di Baffin e infine la Groenlandia.
A bordo, in assenza di soste in mare dove effettuare campionamenti, ognuno si prepara a modo suo alla battaglia, effettuando riparazioni, mantenendosi in esercizio; in poche parole, si prepara a ogni evenienza. Non possiamo perdere le prossime poche occasioni che ci rimangono per compiere la nostra missione scientifica: aggiungere questa parte occidentale del Mare Glaciale Artico all’inventario delle specie planctoniche realizzato durante Tara Oceans.
Le ultime mappe del ghiaccio confermano l’abbondanza di floe*, quest’anno molto maggiore rispetto allo scorso anno. Si tratta di un ghiaccio giovane, di una quindicina di centimetri di spessore, che coprirebbe già i 9/10 della superficie dell’acqua. Le temperature, altro fattore aggravante nella zona dello stretto di Bellot, sono già negative e quindi il ghiaccio è necessariamente più denso perché l’acqua di mare ghiaccia a partire da -1.8 ° C.
Difficile dire cosa succederà da qui a cinque giorni; i quindici a bordo credono fermamente nella buona riuscita, ma è la natura che decide. La suspense a bordo è ben tollerata, dal momento che ognuno è consapevole dei limiti della nostra capacità di cambiare il corso delle cose. A ogni modo, nessuno può dire quale sarà la nostra prossima tappa: Arctic Bay o fare ritorno a Tuktoyaktuk o un altro luogo ancora? È il passaggio a deciderlo e la nostra rotta è nelle sue mani.
Stasera avremo definitivamente lasciato il golfo di Amundsen. Dopo un sole generoso all’indomani della nostra partenza, ora navighiamo avvolti da una nebbia che si taglia con un coltello, sotto la neve. Il mare è bellissimo adesso e davanti a noi si apre il golfo dell’ Incoronazione. Forse l’occasione buona per poter ammirare il mitico Passaggio di Nord-Ovest visto che stasera passeremo a quattro miglia della costa sud.
Vincent Hilaire
* Floe: lastra di ghiaccio galleggiante