15.10.13

L'arrivo a Ilulissat


di Romain Troublé, segretario generale di Tara Expéditions


Tara a Ilulissat, sulla costa ovest della Groenlandia.
F.Aurat/Tara Expéditions



Siamo a bordo di Tara al largo della costa ovest della Groenlandia e ci dirigiamo verso un piccolo villaggio chiamato Ilulissat passando attraverso la baia di Disko, classificata come patrimonio mondiale dall'UNESCO. 
Il tempo è stabile e bello e il vento dolce; i nostri sistemi a bordo ci danno come ora di arrivo prevista le 19, giusto poco dopo il calare della sera dandoci tempo per effettuare una stazione di prelevamento prima di cena. 

L'équipe si dà da fare sbrigando i compiti abituali: le e-mail al laboratorio o l’ufficio, le analisi dei dati, la preparazione dei pasti, una breve siesta, la manutenzione della barca e del materiale, in poche parole, tutti sono molto indaffarati... e Tara prosegue la sua rotta in mezzo a maestosi iceberg, enormi, sempre sotto un sole radioso. Il mare, uno specchio.

Verso le 18h, un’ora prima dell’arrivo previsto, incontriamo i primi growler, poi delle zone di ghiacci sufficientemente dense da farci rallentare. Il ghiacciaio Jakobson mantiene le sue promesse: lo sfaldamento ha un ritmo tale che pezzi di ghiaccio, grandi e piccoli, invadono il mare anche lontano dalle coste.

In tempi brevissimi, ci ritroviamo tutti sul ponte poiché i primi ghiacci solleticano, e talvolta scuotono, lo scafo di Tara. Cala la notte, la luna quasi piena si eleva, ci troviamo a 5 miglia dal villaggio di cui percepiamo il chiarore, siamo obbligati a ridurre la velocità per procedere a slalom. Sul tagliamare, un riflettore ci consente di evitare i pezzi più grossi, talvolta alti quanto il ponte di Tara. 

Il capitano Loïc Vallette è ai comandi. Ogni centinaio di metri percorso è incoraggiante benché s’insinua il dubbio sulle capacità di Tara ad aprirsi un varco, e soprattutto quanto alla possibilità di trovare un posto di 40 metri in questo porto così piccolo di barche da pesca.

Avanziamo dunque, la luna è con noi, l’acqua è come uno specchio, i pezzi di ghiaccio, o meglio i loro profili, si stagliano a perdita d’occhio nell’oscurità. È magnifico: un paesaggio lunare con dei toni dal grigio chiaro al grigio scuro. Il freddo del ghiacciaio fa abbassare il termometro di 5 °C, l'atmosfera cambia e un mistero avvolge Tara. Finiamo per percepire un allineamento, poi un altro ed eccoci all’entrata del porto. Il ghiaccio frantumato è ovunque, non si distingue più il mare liquido, ma avanziamo, e un’aurora boreale si mette a danzare nel cielo mentre accostiamo; la parola “magico” non basta per descrivere questi momenti.

Sono le 21h. Abbiamo impiegato due ore per percorrere queste ultime cinque miglia nautiche, siamo ormeggiati sul molo, la cena preparata dalla nostra cuoca Dominique è pronta. L'équipe si mette a tavola, al caldo, all'interno di Tara, ancora emozionata per la magia degli ultimi istanti. Anche questo è l'Artico.


Per me, è un momento molto particolare, avendo perso una cara persona la mattina di martedì 15 ottobre.


Romain Troublé