6.8.14

E se Tara fosse...

Un piccolo esercizio di immaginazione di Yann Chavance





… un animale?

sarebbe senza dubbio una balena. "La balena". Un soprannome che la barca a vela porta con sé da 25 anni (prima si chiamava Antarctica) per via della mole massiccia, dei fianchi arrotondati, del colore grigio dello scafo intaccato dagli urti... E, come il cetaceo, se a terra la goletta sembra goffa e panciuta sul bacino di carenaggio, in mare aperto dà prova di un’eleganza maestosa quando lotta contro gli elementi. Uno dei motivi per cui i Giona che sognano  di essere inghiottiti da Tara sono così numerosi.


… un colore?

Da  dieci anni, il nome di Tara si scrive con lettere di colore arancione, come una firma. Arancione è  il muso della goletta in contrasto con il grigio dello scafo. Arancioni sono anche le estremità dei suoi due alberi, spesso la prima cosa che si vede della barca quando la si cerca in un nuovo porto. Che  Tara sia ormeggiata ai tropici o sulla neve, sono queste due macchie di colore gli unici punti in comune a tutti i paesaggi attraversati dalla goletta.


… una squadra?

agnès b. e il figlio Etienne Bourgois sono gli iniziatori del progetto Tara Expéditions. Anche se ora navigano molto di rado su Tara preferendo lasciare il posto a scienziati, marinai e artisti in residenza, lo spirito che essi sono stati in grado di infondere sulla goletta aleggia permanentemente a bordo. Qualunque sia l'equipaggio, a bordo si respira davvero una particolare aria, l’“atmosfera di Tara” , una sapiente miscela di scienza, arte e gusto per l'avventura.


… un film?

"Via col vento". In questo film, Tara non è una barca, ma il nome di una casa, la casa dove sempre, irresistibilmente, si torna. Un nome dato già diversi decenni fa dal padre di agnès b., Ado Rroublé, alla sua prima piccola barca. La goletta scientifica sarà la quinta Tara di nome, portando avanti così la tradizione di famiglia. Una barca su cui si torna sempre, irresistibilmente...


… un suono?

Fastidioso per alcuni, lenitivo per altri, tutti quelli che hanno trascorso alcuni giorni in mare a bordo di Tara conoscono quel suono, quello della pompa idraulica del timone. Una volta spiegate le vele, quando i motori vengono spenti e si pensa di potersi finalmente godere il silenzio e il rumore delle onde, ecco che ci si rende conto di quest’ultimo piccolo rumore meccanico che persiste, un ronzio regolare che scandisce ogni onda come il  respiro di una barca a vela.


… una qualità?

La passione. Sicuramente è il principale elemento che accomuna le centinaia di persone che hanno già navigato a bordo di Tara, indipendentemente dall’età, la provenienza, le origini, le diverse nazionalità. Per  chiunque venga a bordo  – marinaio, scienziato, giornalista o artista - , il soggiorno su Tara non è mai "solo un lavoro", ma un’esperienza da assaporare. Il lavoro, infatti, è sempre svolto con passione, da persone appassionate.


… un paese?

Rispondere "la Francia" sarebbe troppo semplice. Certamente la maggior parte dell'equipaggio è francese. E in effetti il porto di origine di Tara è Lorient, in Bretagna. Ma nel corso degli ultimi dieci anni, la goletta ha attraversato più di 40 paesi e ospitato sul ponte altrettante nazionalità. In mare, poi, i confini diventano ancora più astratti: Tara  appartiene soprattutto all’Oceano, un mondo senza colori o bandiere nazionali.


... solo una barca?

Tara è un po’ tutto questo. Suoni, colori, un’atmosfera... Un progetto poliedrico, risultati scientifici di portata internazionale, un’avventura marittima, una storia umana guidata da persone appassionate, un sogno folle che dura da dieci anni. Per chi la conosce, Tara è sicuramente molto più che una barca.