16.10.14

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2.10.14

Lacrime di sirena che fanno piangere il mare...


© N.Pansiot/Tara Expéditions




Invisibili a occhio nudo, le micro particelle di plastica hanno invaso poco a poco i prodotti di uso quotidiano. Queste finissime particelle sferiche sono oggi presenti in centinaia di prodotti cosmetici: esfolianti, creme, latti detergenti, lozioni idro-alcoliche, dentifrici, smalti per unghie… alcuni imballaggi annunciano la loro presenza ("contiene micro particelle"), altri non ne fanno menzione alcuna o ne dissimulano la presenza tra i componenti con designazioni poco chiare come “polietilene” o “polipropilene”.



Oggi per avere una pelle morbida ed eliminare le cellule morte non serve più frantumare il nocciolo di un’albicocca. Le micro particelle di plastica presenti nei cosmetici hanno rimpiazzato i rimedi di bellezza della nonna. Esse rotolano sulla pelle levigandola. L’industria dei cosmetici lo sa bene ed è per questo che le usa, e ne abusa. Indipendentemente dalla loro grandezza, che può essere inferiore a 1 mm o leggermente superiore, come nei prodotti esfolianti, il loro destino non cambia. Non sono biodegradabili e sono troppo fini per i sistemi di filtrazione degli impianti di trattamento dell’acqua. E così viaggiano indisturbate per condotte, scarichi di docce e bagni, passano attraverso fognature e corsi d'acqua, per poi terminare la loro corsa nei mari e negli oceani. Qui, forse, si faranno trascinare dalle correnti per diversi secoli, oppure entreranno nella catena alimentare sottomarina inghiottite da un pesce. In inglese si chiamano “mermaid tears”: lacrime di sirena che stanno avvelenando gli ecosistemi acquatici.

Ancora una volta, l’effetto cumulativo delle nostre azioni individuali ingenera un problema a livello globale. Piccoli gesti di cura e igiene personale che sembrano inoffensivi non lo sono per l’ambiente ma il consumatore non lo sa. E se lo sapesse probabilmente opterebbe per un altro tipo di prodotti diventando a tutti gli effetti un “consumAttore”.

La regione dei Grandi Laghi negli Stati Uniti è la più colpita da questo tipo di inquinamento, tant’è che lo scorso giugno lo stato dell’Illinois ha proibito all’industria l’uso delle micro particelle di plastica. Altri stati come New York, California e Ohio stanno legiferando in tal senso.

La comunità scientifica si è interessata al problema da qualche anno e alcuni studi sono già stati pubblicati. Secondo il Dr Leslie della Libera università di Amsterdam un prodotto esfoliante (per esempio un gommage di marca) contiene un 10.6% di microplastica. In Europa, Liebezeit e Dubaish, ricercatori presso l’università tedesca di Oldenburg, ritengono che i cosmetici siano oggi la principale fonte di inquinamento da microplastiche nel mare di Wadden.

La problematica delle micro particelle fa parte dello studio condotto a bordo di Tara sulla microplastica. Non è un problema nuovo. Infatti nel 1972 i ricercatori E.J. Carpenter e K.L. Smith sono stati i primi a dare l’allarme e a segnalare la presenza di queste finissime particelle di plastica sulla superficie dell’Atlantico. Un anno dopo la pubblicazione del loro studio documentano l’ingestione di polietilene da parte dei pesci.

Sono passati 42 anni da queste prime osservazioni e la situazione non ha fatto che peggiorare. Ma siamo ancora in tempo per invertire la tendenza, smettere di gettare i nostri rifiuti in mare e prendere le decisioni giuste.




Noëlie Pansiot

1.10.14

Per rivivere la spedizione Tara Oceans Polar Circle...




Esce oggi, primo ottobre 2014, nelle librerie francesi, il libro di Vincent Hilaire che racconta in immagini e parole la quotidianità di una spedizione incredibile. Nei tre mesi trascorsi a bordo come corrispondente di bordo, Vincent Hilaire ha anche filmato numerose sequenze a cui il lettore può accedere tramite i flash code presenti all’interno del libro.

Tara, una barca che è sinonimo di avventura, scienza e grande freddo.
Tara Oceans Polar Circle, la spedizione realizzata nel 2013, è stata un progetto straordinario: 25 000 chilometri percorsi in 6 mesi attorno al Polo Nord.
Obiettivi: prelevare il plancton, studiare la biodiversità artica, comprendere l’impatto della fusione della banchisa sull’ecosistema polare marino…

Un’avventura umana che ha riunito a bordo un’équipe di marinai, scienziati, giornalisti, meccanici e cuochi che per molti mesi hanno condiviso pasti e aurore boreali ma anche operazioni scientifiche realizzate nel cuore della banchisa, tra orsi e Inuit…



Prefazione di Patrick Poivre d’Arvor
Edition Hachette